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lunedì 24 settembre 2012

La scienza prova l’esistenza dello stato ipnotico


Per decenni gi scienziati hanno dibattuto se la condizione ipnotica fosse un particolare stato di coscienza o meno.
Per comprenderlo hanno analizzato il funzionamento del cervello nel corso di sperimentazioni ipnotiche.
Da queste indagini é emerso che l’ipnosi é accompagnata da onde cerebrali alfa (quelle del rilassamento), onde beta parossistiche (quelle dello stato vigile, ma in questo caso segno di un’elevata capacità di isolarsi e di un fervida immaginazione), onde theta (che accompagnano lo sviluppo di sogni e una sensazione di distacco dal corpo).
Inoltre, si é osservato che la bilancia tra gli emisferi cerebrali cambia: mentre, in condizioni ordinarie funziona maggiormente l’emisfero sinistro (responsabile del pensiero lucido, razionale e logico); durante l’ipnosi usiamo di più l’emisfero destro (quello intuitivo e legato all’esperienza emotiva); anche la corteccia occipitale, dove viene elaborata la visione, é particolarmente attiva.
Tuttavia, tutte queste evidenze non hanno portato a nessuna prova conclusiva: le stesse alterazioni sono rilevabili anche durante la comune esperienza cosciente: ad esempio, quando siamo impegnati in un compito creativo (come dipingere, ad esempio) il nostro emisfero destro prende il sopravvento oppure il nostro cervello funziona con le onde beta parossistiche quando siamo intensamente concentrati.
Preso atto del fallimento delle metodiche usate, Sakari Kallio, Jukka Hyönä, Antti Revonsuo e altri ricercatori scandinavi ha pensato di spostare il tiro: e se la presenza dello stato ipnotico fosse segnalata non da una modificazione cerebrale, ma da altri parametri?
Questa é più o meno la domanda che si devono essere posti e che li ha portati a cercare altri indizi che rivelino una specifica forma di alterazione della coscienza.
Per scoprirlo hanno puntato l’attenzione su un cambiamento che si osserva piuttosto comunemente nel soggetto ipnotizzato: l’aspetto vitreo dei suoi occhi.
Persino nell’immaginario popolare questo tratto viene associato alla condizione ipnotica; in realtà é il frutto della combinazione di diversi fattori: la fissità dello sguardo (l’occhio appare immobile); la dilatazione delle pupille; un aumento della lacrimazione che porta le lacrime a posarsi sul lato interno e laterale della palpebra inferiore; la ritrazione delle palpebre che rende il bulbo maggiormente sporgente e, infine, la scomparsa dell’ammiccamento palpebrale.
Sorprendentemente, quest’insieme di alterazioni fisiologiche e motorie non è mai stato studiato in dettaglio; probabilmente a causa del fatto che può essere colto solo in alcune delle persone ipnotizzate.
Nello studio dell’equipe mista svedese-finlandese sono stati scelti sia partecipanti con un elevata capacità di essere ipnotizzati (che quindi entrano e escono dalla trance in pochi secondi); sia volontari con una minore propensione per l’ipnosi.
I ricercatori per la loro indagine si sono avvalsi di una strumentazione per l’eye-traking che rileva qualsiasi modificazione del comportamento oculare.
Ne é emerso che lo sguardo “imbambolato” é accompagnato da cambiamenti misurabili con questa apparecchiatura, che non sono simulabili da chi é scarsamente ipnotizzabile; diventa così un valido indice di una condizione mentale unica nel suo genere: l’ipnosi.
La scoperta é rivoluzionaria perché per la prima volta viene dimostrato in modo scientifico che l’ipnosi é una particolare alterazione della coscienza diversa dalle pratiche cui viene solitamente accomunata come la meditazione, il rilassamento o l’immaginazione.

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