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lunedì 8 ottobre 2012

Depressione: sintomi, cura, rimedi


Introduzione

Depressione (http://www.flickr.com/photos/87913776@N00/1645381089/)

Tutti, di tanto in tanto, ci sentiamo un po’ tristi o giù di morale, ma queste sensazioni di solito sono temporanee e spariscono dopo pochi giorni. Il disturbo depressivo, invece, interferisce con la vita quotidiana e con l’adempimento dei compiti normali, oltre a provocare dolore sia alla persona colpita sia a chi vive a stretto contatto con lei. Ladepressione è una malattia comune, ma che non va sottovalutata e la maggior parte delle persone che ne soffre deve ricorrere alla terapia per sentirsi meglio.
Molti pazienti affetti non si fanno curare ma la gran parte di essi, compresi quelli affetti dalle forme più gravi di depressione, potrebbero trovare sollievo grazie alla terapia. Ricerche molto approfondite hanno condotto allo sviluppo di farmaci, terapie psicologiche e altri metodi per curare le persone affette da questa malattia invalidante.

Forme depressive

Esistono diversi tipi di disturbo depressivo. Le forme più comuni sono il disturbo depressivo maggiore e il disturbo distimico.
Il disturbo depressivo maggiore, anche detto depressione maggiore, è caratterizzato da una combinazione di sintomi che interferiscono con la capacità di lavorare, dormire, studiare, mangiare e provare piacere nelle attività che prima appassionavano il paziente. La depressione maggiore è invalidante e impedisce alla persona di adempiere normalmente alle sue funzioni. L’episodio può essere unico e verificarsi una volta sola nella vita del paziente, oppure, nella maggior parte dei casi, può ricorrere per tutta la vita.
Il disturbo distimico, anche detto distimia, è caratterizzato da sintomi a lungo termine (due anni o più), ma di gravità minore: i sintomi non sono invalidanti ma possono impedire al paziente di adempiere normalmente alle sue funzioni o di sentirsi bene. Le persone distimiche possono anche soffrire di uno o più episodi di depressione maggiore nell’arco della vita.
Alcune forme di disturbo depressivo presentano caratteristiche leggermente diverse da quelle descritte in precedenza, oppure si possono sviluppare solo in determinate circostanze. Tuttavia i ricercatori non sono tutti concordi sulla caratterizzazione e sulla definizione di queste forme di depressione. Tra di esse troviamo:
  • La depressione psicotica si verifica quando un disturbo depressivo grave è accompagnato da una qualche forma di psicosi, come distacco dalla realtà, allucinazioni e manie.
  • La depressione post parto viene diagnosticata quando la neo-mamma presenta un episodio grave di depressione entro il mese successivo al parto. Si stima che una percentuale variabile dal 10 al 15 per cento delle donne soffra di depressione post parto dopo aver dato alla luce un figlio.
  • Il disturbo affettivo stagionale è caratterizzato dalla comparsa del disturbo depressivo durante i mesi invernali, quando diminuisce la luce solare. Questa forma depressiva in genere si attenua durante i mesi primaverili ed estivi. Il DAS può essere curato efficacemente con la fototerapia, ma circa la metà dei pazienti affetti da questo disturbo non migliorano se la fototerapia è l’unica terapia adottata. Gli antidepressivi e la psicoterapia possono attenuare i sintomi del DAS, o da soli o in combinazione con la fototerapia.
  • Il disturbo bipolare, anche definito psicosi maniaco-depressiva, è meno comune della depressione maggiore e della distimia. Il disturbo bipolare è caratterizzato da sbalzi d’umore ciclici, da un umore estremamente euforico (mania) a un umore molto nero (depressione).

Cause

Le cause specifiche della depressione sono tuttora ignote, come nel caso di molte altre malattie mentali si ritiene che la depressione sia provocata da un insieme di fattori biochimici, genetici e ambientali.
  • Fattori biochimici. Alcune prove ricavate con tecniche di imaging avanzate dimostrano che le persone depresse presentano cambiamenti a livello cerebrale. L’importanza di questi cambiamenti è ancora dubbia, ma alla fine potrebbero aiutare a individuare le cause della malattia. Anche i neurotrasmettitori, le sostanze chimiche che si trovano nel cervello e sono collegate all’umore, potrebbero avere un ruolo nella depressione come, si suppone, gli squilibri ormonali.
  • Fattori genetici. Alcune ricerche dimostrano che la depressione è più frequente tra le persone con famigliari depressi. I ricercatori stanno cercando di individuare i geni che potrebbero essere responsabili della depressione.
  • Fattori ambientali. Anche l’ambiente potrebbe giocare un ruolo causale. Le cause ambientali sono tutte le situazioni della vita difficili da affrontare, come la scomparsa di una persona cara, i problemi economici e il forte stress.

Fattori di rischio

Sebbene non ci siano statistiche precise, la depressione è considerata relativamente comune. Ogni anno, negli Stati Uniti, circa 12 milioni di persone si ammalano di depressione, che supera tutte le barriere di razza, di etnia e di condizione economica: nessuno è immune dal rischio di ammalarsi.
Si manifesta di norma verso i trent’anni, ma può iniziare a qualsiasi età, colpendo praticamente chiunque dai bambini agli anziani. Nelle donne viene diagnosticato il doppio di casi rispetto agli uomini, ma questo può essere in parte dovuto al fatto che le donne si fanno curare più facilmente.
Sebbene la causa precisa sia tuttora ignota, i ricercatori hanno identificato alcuni fattori che sembrano aumentare il rischio di sviluppo o di insorgenza della malattia; tra di essi troviamo:
  • Presenza di famigliari affetti da depressione,
  • Presenza di famigliari che si sono tolti la vita,
  • Eventi stressanti, come la morte di una persona cara,
  • Umore depresso già in giovane età,
  • Malattie concomitanti, come i tumori, le malattie cardiache, ilmorbo di Alzheimer o l’HIV/AIDS,
  • Uso protratto di determinati farmaci, come ad esempio alcuni farmaci usati per controllare l’ipertensione, i sonniferi o, in alcuni casi, la pillola anticoncezionale,
  • Determinati tratti della personalità, tra cui la bassa autostima, la tendenza ad essere dipendenti, l’eccessivo pessimismo o autocritica,
  • Abuso di alcool, nicotina e droga,
  • Aver dato recentemente alla luce un figlio (depressione post parto),
  • Condizioni economiche e sociali disagiate.

Sintomi

Tra i sintomi della depressione troviamo:
  • Perdita di interesse per le normali attività quotidiane,
  • Tristezza o umore nero,
  • Disperazione,
  • Scoppi di pianto senza motivo apparente,
  • Problemi di sonno,
  • Problemi di concentrazione o di attenzione,
  • Difficoltà nel prendere le decisioni,
  • Aumento di peso o dimagrimento non voluto,
  • Irritabilità,
  • Irrequietezza,
  • Tendenza all’insoddisfazione,
  • Sensazione di affaticamento o debolezza,
  • Svalutazione di sé,
  • Perdita di appetito sessuale,
  • Ideazione di suicidio o tentativi di suicidio,
  • Dolori, mal di testa, crampi o problemi digestivi continui che non scompaiono nemmeno dopo essere stati curati,
  • Ansia o sensazione di vuoto continue,
  • Disperazione e/o pessimismo,
  • Senso di colpa, inutilità, e sensazione di impotenza,
  • Perdita di interesse per tutte quelle attività e hobby che prima piacevano (compreso il sesso),
  • Affaticamento e diminuzione delle energie,
  • Difficoltà a concentrarsi, a ricordare i dettagli e a prendere decisioni,
  • Insonnia, insonnia nelle prime ore nel mattino oppure ipersonnia (troppe ore di sonno nel corso della giornata),
  • Perdita di appetito oppure appetito eccessivo.
I sintomi depressivi possono essere estremamente vari, perché persone diverse soffrono di depressione in modi diversi. Ad esempio, un venticinquenne depresso può non avere gli stessi sintomi di un settantenne: per alcune persone i sintomi depressivi sono così gravi da rendere evidente il fatto che ci sia qualcosa che non va ma altri, invece, possono sentirsi genericamente infelici o tristi senza alcun motivo apparente.

Pericoli

La depressione spesso può essere accompagnata da altre malattie, che possono essere precedenti al disturbo depressivo e quindi esserne la causa o, viceversa, possono essere una diretta conseguenza. Si ritiene che i meccanismi che stanno alla base della concomitanza della depressione e delle altre malattie differiscano a seconda del paziente e della situazione. Tutte queste altre malattie concomitanti devono essere diagnosticate e curate.
I disturbi ansiosi, come il disturbo post traumatico da stress (DPTS), il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo da attacchi di panico, la fobia sociale e il disturbo d’ansia generalizzato, spesso accompagnano la depressione. I pazienti che soffrono di DPTS sono particolarmente soggetti al contemporaneo insorgere della depressione. Il DPTS è una patologia debilitante che può comparire dopo che il paziente ha vissuto un evento traumatico o che ha causato una sofferenza particolare, come un’aggressione, una calamità naturale, un incidente, un atto terroristico o uno scontro militare. Le persone affette da DPTS spesso rivivono l’evento traumatico sotto forma di flashback, ricordi o incubi. Tra gli altri sintomi troviamo: irritabilità, scoppi d’ira, forte senso di colpa e rimozione dell’evento traumatico dai pensieri e dai discorsi. Durante una ricerca sponsorizzata dall’Istituto Nazionale di Salute Mentale (NIMH), i ricercatori hanno scoperto che più del 40 per cento delle persone che soffrono di DPTS ha anche sofferto di depressione dopo un mese e quattro mesi dall’evento traumatico.
Anche l’abuso o la dipendenza dall’alcool o da altre sostanze possono verificarsi contemporaneamente alla depressione. In realtà, la ricerca ha evidenziato che la coesistenza tra i disturbi dell’umore e l’abuso di sostanze è un problema molto frequente tra la popolazione degli Stati Uniti.
La depressione spesso coesiste con altre patologie molto gravi, come ad esempio le malattie cardiache, l’infarto, il cancro, l’HIV/AIDS, il diabete e il morbo di Parkinson. Le ricerche hanno dimostrato che i pazienti che soffrono di depressione contemporaneamente a un’altra malattia grave tendono ad avere sintomi di maggior gravità sia per la depressione sia per l’altra malattia, maggiore difficoltà di adattamento alla patologia e maggiori spese mediche rispetto a coloro che non soffrono contemporaneamente di depressione. La ricerca offre sempre più prove a sostegno del fatto che la cura della depressione può migliorare i risultati della terapia per la malattia concomitante.

Diagnosi

La depressione, anche nei casi più gravi, è una malattia curabile nella stragrande maggioranza dei pazienti; come avviene per molte altre malattie più la terapia è precoce maggiore è l’efficacia e maggiori sono le probabilità di prevenire le ricadute.
Il primo passo da fare per ottenere una cura adeguata è quello di andare dal medico: alcuni farmaci e alcune patologie, ad esempio determinati virus o malattie della tiroide, possono causare sintomi uguali a quelli della depressione. Il medico può escludere queste possibilità facendo un esame fisico, chiedendovi ulteriori dettagli e prescrivendovi esami specifici. Se può escludere che la causa sia una patologia organica, il medico dovrebbe valutare le condizioni psicologiche del paziente ed eventualmente indirizzarlo a uno specialista di salute mentale.
Il medico o lo specialista procederà a una valutazione diagnostica completa. Dovrebbe valutare i precedenti famigliari di depressione e farsi descrivere accuratamente i sintomi domandando:
  • quando sono iniziati,
  • da quanto tempo durano,
  • la loro gravità,
  • se si sono già verificati in passato e, in tal caso, come sono stati curati.
  • Dovrebbe anche chiedere al paziente se fa uso di alcool o di droghe e se ha mai pensato alla morte o al suicidio.
Dopo la diagnosi, la persona affetta da depressione può essere curata con diversi metodi. Le terapie più frequenti sono la terapia farmacologica e la psicoterapia.

Cura e terapia

Lottare contro la depressione può essere molto difficile, perchè è una malattia che rende più difficile adottare comportamenti e intraprendere attività che vi potrebbero aiutare a sentirvi meglio. Chiedete al medico o allo specialista com’è possibile migliorare gli stili di lotta alla malattia, e tenete a mente questi consigli:
  • Non complicatevi la vita. Riducete gli impegni obbligatori, se possibile, e datevi tempi ragionevoli per raggiungere i vostri obiettivi.
  • Tenete un diario, in cui esprimete il dolore, la rabbia, la paura o le altre emozioni.
  • Leggete libri che propongono un metodo di auto-aiuto attendibile e parlatene con il medico o lo specialista.
  • Non isolatevi. Cercate di partecipare alle attività normali e di trovarvi regolarmente con la famiglia o gli amici.
  • Prendetevi cura di voi stessi seguendo una dieta sana e dormendo a sufficienza.
  • Partecipate a un gruppo di aiuto per le persone depresse: in questo modo vi metterete in contatto con altre persone che si trovano ad affrontare problemi simili ai vostri.
  • Rimanete concentrati sui vostri obiettivi. La guarigione dalla depressione è un processo graduale. Non perdete la motivazione, tenendo bene a mente gli obiettivi di guarigione. Ricordate che la gestione della malattia e il raggiungimento dei vostri obiettivi sono responsabilità vostre.
  • Imparate le tecniche di rilassamento e di gestione dello stress. Provate le tecniche di riduzione dello stress come la meditazione, lo yoga o il tai chi.
  • Strutturate il vostro tempo. Pianificate la giornata e le attività. Cercate di organizzarvi. Fare un elenco delle cose da fare ogni giorno potrà esservi utile.
  • Non prendete decisioni importanti durante i periodi di depressione grave, perché può darsi che non siate abbastanza lucidi.

Terapia farmacologica

Consulta l’articolo dedicato agli antidepressivi.

Supporto psicologico

Diversi tipi di psicoterapia possono aiutare le persone affette da depressione.
Alcuni programmi sono a breve termine (da 10 a 20 settimane), mentre altri sono a lungo termine a seconda delle necessità del paziente. Entrambi i tipi si sono dimostrati efficaci nella cura della depressione, Insegnando nuovi modi di pensare e di comportarsi si aiuta il paziente a modificare gli stili di pensiero e di comportamento negativi che possono contribuire alla malattia. Questo supporto aiuta il paziente a capire e a elaborare le relazioni personali problematiche che possono scatenare la depressione o aggravarla.
Per la depressione lieve o moderata la psicoterapia può essere la miglior possibilità di intervento tuttavia, nei casi di depressione maggiore o in certi pazienti, la psicoterapia può non essere sufficiente. Le ricerche indicano che nel caso degli adolescenti la combinazione di terapia farmacologica e psicoterapia può essere l’approccio più efficace per curare la depressione maggiore e ridurre la probabilità di ricadute. Analogamente, una ricerca che ha esaminato la cura della depressione negli anziani ha scoperto che i pazienti che hanno risposto bene alla terapia iniziale combinata (farmaci e IPT) avrebbero avuto meno probabilità di ricadute se avessero continuato la terapia per almeno due anni.

Medicina alternativa

Probabilmente vi interessa tentare di alleviare i sintomi depressivi con strategie derivate dalla medicina complementare o alternativa. Tra di esse troviamo gli integratori alimentari e le tecniche mente-corpo.
Ricordate comunque che i prodotti nutrizionali e dietetici non sono regolamentati per legge ed il Ministero della Salute non controlla la loro sicurezza, purezza o efficacia. Quindi non avrete sempre la certezza di cosa state assumendo e della sicurezza del prodotto. Inoltre ricordate che gli integratori alimentari ed erboristici possono interferire con il funzionamento di determinati farmaci con obbligo di ricetta o provocare interazioni dannose che possono far male alla salute. Chiedete consiglio ai medici o al personale sanitario prima di assumere qualsiasi integratore alimentare o erboristico.
Alcuni ricercatori stanno studiando l’efficacia della medicina complementare e alternativa, ma le fonti ufficiali non si sono ancora pronunciate su questo punto. Prima di seguire una terapia di questo genere, accertatevi di aver compreso i possibili rischi e gli eventuali benefici. Le terapie complementari e alternative di solito non sono un buon sostituto di quelle tradizionali.

Integratori alimentari

Esaminiamo brevemente alcuni integratori alimentari usati frequentemente per la cura della depressione:
  • Erba di San Giovanni. Il nome scientifico di quest’erba è Hypericum perforatum. È usata da secoli per curare un gran numero di malattie, tra cui la depressione. Negli Stati Uniti la Food and Drug Administration non l’ha mai approvata per la cura della depressione. L’erba di San Giovanni non è classificata come farmaco, ma come integratore alimentare. In Europa rimane un rimedio popolare per la cura della depressione ed alcune ricerche dimostrano che può essere utile nei casi di depressione lieve o di gravità moderata.
  • Acidi grassi Omega-3. Sono grassi polinsaturi che si trovano soprattutto nel pesce. Tra le maggiori sorgenti di Omega-3 troviamo il pesce grasso, che popola le acque dei mari freddi, come il salmone, lo sgombro e l’aringa. Anche i semi di lino, l’olio di semi di lino e le noci contengono gli acidi grassi Omega-3; se ne trovano anche minime quantità nell’olio di soia e di colza.

Tecniche di connessione mente-corpo

La connessione tra mente e corpo è oggetto di studio da secoli, con la depressione alcuni pazienti soffrono di sintomi fisici, più che di sintomi relativi all’umore. Ad esempio, possono soffrire con frequenza di affaticamento, mal di testa, mal di schiena o dolori di origine non chiara.
Le tecniche mente-corpo hanno lo scopo di migliorare la comunicazione tra la mente ed il corpo: chi pratica la medicina complementare e alternativa ritiene che questi due sistemi debbano essere in armonia per permettere alla persona di essere sana o di guarire.
Tra le tecniche mente-corpo usate per alleviare i sintomi depressivi troviamo:
  • Agopuntura
  • Yoga
  • Meditazione
  • Immaginazione guidata
  • Massoterapia
Come nel caso degli integratori alimentari, bisogna fare attenzione quando si usano queste tecniche. Possono essere meno rischiose, ma se si fa affidamento solo su di esse per curare la depressione, la terapia potrebbe non essere abbastanza efficace. Se per curare la depressione vi rivolgete in primo luogo alle tecniche mente-corpo, ma i sintomi peggiorano o non regrediscono, chiedete consiglio a un medico specialista.

Stile di vita e rimedi fai da te

La depressione di solito non è una malattia curabile con rimedi fai da te, ma in aggiunta alla terapia ci sono alcuni comportamenti che è possibile seguire per stare meglio. Oltre all’approccio professionale vi consigliamo di seguire questi suggerimenti di auto-aiuto:
  • Seguite la terapia psicologica con costanza. Non saltate alcun appuntamento, anche se non ve la sentite di andare.
  • Assumete tutti i farmaci che vi sono stati prescritti. Anche se vi sentite bene, non cedete alla tentazione di saltare una dose di farmaco. Se interrompete la terapia i sintomi depressivi potrebbero ripresentarsi e inoltre potreste soffrire di sintomi da sospensione del farmaco.
  • Documentatevi sulla depressione. Documentarvi sulla vostra malattia potrà rendervi più forti e motivarvi a seguire il programma terapeutico.
  • Fate attenzione ai segnali d’allarme. Lavorate con il medico o con il terapeuta per scoprire che cosa è in grado di scatenare i sintomi depressivi. Elaborate un piano d’azione, in modo da sapere esattamente cosa fare qualora i sintomi si ripresentino. Contattate il medico o lo specialista se notate cambiamenti nei sintomi o nel vostro stato di salute. Coinvolgete i vostri famigliari o amici in quest’opera di monitoraggio dei segnali d’allarme.
  • Fate attività fisica. È stato dimostrato che l’attività e l’esercizio fisico riducono i sintomi depressivi. Fate una passeggiata, una corsa, andate in piscina, dedicatevi al giardinaggio o a un qualsiasi altro tipo di attività che vi piace.
  • Evitate le droghe e l’alcool. L’alcool e le droghe possono peggiorare i sintomi depressivi.
  • Andate al cinema, allo stadio; partecipate ad eventi o attività che vi piacevano prima di ammalarvi. Dedicatevi ad attività religiose, sociali o di altro genere.
  • Ponetevi obiettivi realistici.
  • Suddividete i compiti gravosi in compiti più leggeri, datevi delle priorità e fate quel che potete se ci riuscite.
  • Cercate di trascorrere un po’ di tempo con gli altri e di confidarvi con un amico o un parente fidato. Cercate di non isolarvi e di farvi aiutare.
  • Ricordate che il vostro umore migliorerà con gradualità, e non immediatamente. Non aspettatevi una “liberazione improvvisa” dalla depressione. Spesso, durante la terapia antidepressiva, il sonno e l’appetito inizieranno a migliorare prima che l’umore si sollevi.
  • Rinviate le decisioni importanti, come ad esempio il matrimonio, il divorzio o il cambiamento di lavoro, a quando vi sentirete meglio. Parlate delle vostre decisioni con le persone che vi conoscono bene e hanno una visione più obiettiva della vostra situazione.
  • Ricordate che i pensieri positivi sostituiranno quelli negativi appena la depressione inizierà a rispondere alla terapia.

Come posso aiutare un amico o un parente depresso?

Se conoscete una persona depressa la malattia è qualcosa che vi riguarda da vicino. La prima e più importante cosa da fare per aiutare un amico o un parente colpito è quella di aiutarlo a ricevere una diagnosi e una terapia adeguata, potrebbe essere necessario prenotare una visita al vostro amico o al vostro parente e recarsi con lui dal medico. Inoltre potreste consigliargli di proseguire la terapia, oppure di cercare una terapia diversa se non si verificano miglioramenti nel giro di sei, otto settimane.
Per aiutare un amico o un parente depresso:
  • Offritegli supporto emotivo, comprensione, pazienza e incoraggiamento.
  • Fatelo parlare e ascoltatelo attentamente.
  • Non sottovalutate i sentimenti che esprime, ma indicategli qual è la realtà e offritegli una speranza concreta.
  • Non ignorate in nessun caso i commenti e le osservazioni relative al suicidio; riferitele allo specialista o al medico curante.
  • Invitatelo a fare una passeggiata, a uscire e ad altre attività. Se rifiuta, continuate a provare, ma non costringetelo a fare tutto e subito. Il divertimento e la compagnia sono necessari, ma troppe richieste potrebbero far aumentare la sensazione di fallimento.
  • Ricordategli che con il tempo e una cura adeguata, la depressione guarirà.

Prevenzione

Non esiste un metodo sicuro per prevenire la depressione, tuttavia può rivelarsi utile prendere dei provvedimenti per controllare lo stress, per aumentare la propria capacità di recupero e l’autostima. L’amicizia e l’aiuto degli altri, soprattutto nei momenti di crisi, possono aiutarvi a superare i periodi difficili. Inoltre, iniziare la cura ai primi sintomi del problema, può contribuire a prevenire il peggioramento della depressione. Anche una terapia di mantenimento a lungo termine può contribuire a evitare le ricadute dei sintomi depressivi.

Depressione tra sesso ed età

Donne

La depressione è più frequente tra le donne che tra gli uomini, è probabile che la maggior incidenza nel sesso femminile sia collegata a fattori caratteristici delle donne:
  • biologici,
  • ormonali,
  • psicosociali
  • legati al ciclo di vita.
I ricercatori hanno dimostrato che gli ormoni influenzano direttamente i processi chimici cerebrali che controllano le emozioni e l’umore, ad esempio le donne sono particolarmente vulnerabili alla depressione dopo il parto, quando i cambiamenti ormonali e fisici, insieme alla nuova responsabilità di prendersi cura di un neonato, possono sopraffarle. Molte neomamme soffrono di un breve episodio di “baby blues”, invece altre iniziano a soffrire di depressione post parto, una malattia molto più grave per cui sono necessari una cura efficace e il supporto psicologico. Alcune ricerche suggeriscono che le donne che soffrono di depressione post parto spesso hanno avuto episodi depressivi precedenti.
Alcune donne possono anche essere soggette a una forma grave di sindrome premestruale (PMS), definita a volte disturbo disforico premestruale (PMDD), una patologia causata dagli sbalzi ormonali che di solito si verificano nel periodo dell’ovulazione e in quello immediatamente precedente la mestruazione.
Durante il periodo di transizione verso la menopausa alcune donne sono maggiormente a rischio di depressione, i ricercatori stanno indagando su come gli sbalzi ciclici dell’estrogeno e degli altri ormoni possano influire sulla chimica cerebrale associata al disturbo depressivo.
Infine molte donne si trovano ad affrontare lo stress dovuto alle responsabilità lavorative e famigliari, alla cura dei bambini e dei genitori anziani, alle situazioni di violenza, alla povertà e alle tensioni nel rapporto con il partner. Non è tuttora chiaro perché alcune donne che affrontano grandi cambiamenti inizino a soffrire di depressione mentre altre, sottoposte a sfide simili, non si ammalino.

Uomini

Gli uomini spesso soffrono di depressione in maniera diversa dalle donne e possono avere modi diversi di affrontarne i sintomi. Gli uomini riconoscono con maggior facilità il fatto di essere stanchi, irritabili e meno interessati alle attività che prima piacevano nonché i disturbi del sonno, mentre le donne ammettono con più difficoltà di sentirsi tristi, inutili e/o di provare un senso di colpa eccessivo per qualcosa.
Gli uomini hanno maggiori probabilità di passare all’abuso di alcool o droghe quando si ammalano di depressione, oppure di diventare frustrati, scoraggiati, irritabili e rabbiosi e spesso violenti. Alcuni uomini si buttano a capofitto nel lavoro per evitare di parlare della depressione con i famigliari o con gli amici, oppure iniziano ad avere comportamenti imprudenti o a rischio. Inoltre, anche se negli Stati Uniti la percentuale di suicidi e tentativi di suicidio è maggiore tra le donne, il numero di morti per suicidio è maggiore tra gli uomini.

Anziano

La depressione non fa parte del normale processo di invecchiamento, infatti le ricerche dimostrano che la maggior parte degli anziani si sente soddisfatta della propria vita nonostante i problemi fisici si facciano sentire sempre di più. Tuttavia, quando gli anziani si ammalano di depressione, la malattia può essere sottovalutata perché le persone di una certa età possono manifestare sintomi diversi e meno ovvi e possono essere meno portate a provare o a riconoscere sentimenti di tristezza o di angoscia.
Inoltre gli anziani possono soffrire anche di altre malattie, come problemi cardiaci, infarto e tumori che possono causare sintomi depressivi; inoltre è probabile che assumano farmaci con effetti collaterali che potrebbero contribuire alla depressione. Alcuni anziani soffrono della malattia che i medici definiscono depressione vascolare (anche detta depressione arteriosclerotica o subcorticale ischemica): questa può scatenarsi quando i vasi sanguigni diventano meno flessibili e si induriscono per via dell’età, dando luogo a una vasocostrizione. L’indurimento dei vasi sanguigni impedisce al sangue di raggiungere gli organi, compreso il cervello. Chi è affetto da depressione vascolare può soffrire (o essere a rischio) di malattie cardiovascolari concomitanti o di attacchi cardiaci.
Anche se molti ritengono che le maggiori percentuali di suicidio si registrino tra i giovani, in realtà sono gli anziani bianchi di età superiore agli 85 anni a presentare il rischio maggiore. Molti di essi soffrono di patologie depressive non diagnosticate dai medici, nonostante spesso siano stati visitati nel mese precedente il decesso.
La maggior parte degli anziani affetti da depressione migliora se curata con un antidepressivo, con la psicoterapia o con una combinazione di entrambe . Le ricerche hanno dimostrato che la terapia farmacologica e la terapia combinata sono in grado di ridurre la percentuale di ricadute negli anziani. Anche la psicoterapia, da sola, può riuscire a prolungare i periodi di benessere, soprattutto negli anziani affetti da depressione minore, ed è utile soprattutto per coloro che non possono o non vogliono assumere farmaci antidepressivi.

Bambini ed adolescenti

Bambini e depressione (http://www.flickr.com/photos/zaxl4/99863335/)

I ricercatori ed i medici hanno iniziato a prendere molto sul serio il rischio di depressione nei bambini: le ricerche dimostrano che la depressione iniziata in età infantile spesso continua e ricorre anche in età adulta, soprattutto se non viene curata. La presenza della malattia nel bambino tende a essere indice di patologie più gravi che insorgeranno in età adulta.
Il bambino depresso può:
  • fingere di essere malato,
  • rifiutarsi di andare a scuola,
  • manifestare attaccamento eccessivo a un genitore,
  • aver paura della morte di un genitore
  • essere sempre imbronciato,
  • avere problemi scolastici,
  • essere pessimista e irritabili,
  • sentirsi incompreso.
Questi sintomi possono essere considerati come normali sbalzi d’umore, tipici dei bambini che stanno crescendo, quindi potrebbe essere difficile diagnosticare con esattezza la depressione.
Prima della pubertà maschi e femmine hanno uguali probabilità di soffrire di disturbi depressivi; all’età di 15 anni le ragazze hanno invece il doppio di probabilità dei ragazzi di soffrire di un episodio di depressione maggiore.
La depressione durante l’adolescenza sopraggiunge in un periodo di profondo cambiamento personale: i ragazzi e le ragazze stanno elaborando una propria identità, distinta da quella dei genitori, devono affrontare i problemi legati al genere e all’identità sessuale nascente e si ritrovano a prendere decisioni per la prima volta nella vita. La depressione dell’adolescente spesso insorge contemporaneamente ad altre patologie come l’ansia, i disturbi del comportamento, i disturbi alimentari o l’abuso di sostanze. Può anche far aumentare il rischio di suicidio.
Uno studio condotto su un campione di 439 adolescenti affetti da depressione maggiore ha rivelato che la combinazione di terapia farmacologica e psicoterapia è la migliore opzione terapeutica possibile: altri ricercatori stanno mettendo a punto e testando modi di prevenzione del suicidio nei bambini e negli adolescenti, tra cui la diagnosi precoce e la terapia, e cercano di capire meglio l’ideazione suicidaria.

OVVIAMENTE TALE ARTICOLO DEV'ESSERE SEMPLICEMENTE UNO SPUNTO, UNA MANIERA PER CONOSCERE L'ARGOMENTO. RIVOLGERSI SEMPRE AD UN MEDICO.

Bardana: una rimedio naturale per combattere l’acne


Piccola premessa sull’acne: l’acne è una dermatosi a carico dei follicoli pilosebacei; la sua forma più frequente è l’ “acne polimorfa volgare” od acne giovanile, che colpisce prevalentemente gli adolescenti dai 10 ai 19 anni. Il picco viene raggiunto nelle femmine intorno ai 17 anni e nei maschi, in cui l’età di comparsa è più tardiva, intorno ai 19 anni. Nella maggior parte dei casi, l’acne tende a scomparire spontaneamente intorno ai 25 anni, tuttavia è un disturbo cutaneo che non deve essere sottovalutato e va curato fin dall’inizio per impedire che la pelle rimanga segnata da antiestetiche cicatrici.
La Bardana, una pianta erbacea che si trova in grande quantità in Italia dal mare fino ai monti fino a 1700 metri di altitudine, è conosciuta per le sue proprietà drenanti, soprattutto a livello cutaneo; un difettoso funzionamento del tessuto cutaneo può ostacolare l’eliminazione delle tossine prodotte dall’organismo, il drenaggio favorito dalla Bardana permette invece la loro eliminazione attraverso quelli che possono essere considerati gli emuntori naturali: fegato, reni, intestino, pelle. Il risultato di un buon drenaggio consiste in un blando potenziamento dell’attività epatica, della secrezione biliare, della diuresi, del transito intestinale e in una accresciuta attività della secrezione delle ghiandole sudoripare e nella regolazione della secrezione sebacea.
La parte più usata come medicamento è la radice (le sue foglie vengono usate anche in cucina!), che vanta proprietà diuretiche, favorisce la traspirazione cutanea ed ha azione depurativa. Da sempre infatti è conosciuta come potente depurativo e come valido stimolatore della funzionalità biliare ed epatica, attività alle quali affianca un’interessante azione antibiotica: nella radice si trovano in effetti alcuni principi aventi attività antibatteriche ed antifungine. Grazie quindi all’insieme di queste proprietà risulta essere particolarmente valida nel trattamento delle forme cutanee quale appunto l’acne, l’eczema, la seborrea.
L’uso per via orale prevede trattamenti con preparazioni ottenute da pianta fresca come la tintura madre, a cui può essere affiancato un trattamento esterno mediante lavaggi, impacchi, creme e lozioni. L’impiego cosmetico è destinato a pelli grasse, asfittiche, con punti neri e predisposte all’acne o alla seborrea; decotti di Bardana possono essere inoltre utilizzati per prevenire foruncoli e pustole di acne su pelli grasse, mentre può essere utilizzato il succo delle foglie fresche per frizioni al cuoio capelluto grasso, o l’olio (estratto in olio di oliva o semi di arachidi) contro la forfora.
La Bardana, alla luce di quanto esposto, si può trovare spesso come ingrediente in prodotti cosmetici e tricologici.

Conoscere per prevenire : Infarto

Un attacco di cuore (infarto del miocardio) si verifica quando si blocca il flusso di sangue diretto ad una parte del muscolo cardiaco: se il flusso sanguigno non viene ripristinato in tempi brevi, la sezione del cuore interessata risulta danneggiata dalla mancanza di ossigeno e comincia a morire.

Gli infarti rappresentano la principale causa di morte negli Stati Uniti, ma oggi ci sono trattamenti efficaci che possono salvare vite umane e prevenire le disabilità che ne derivano: il trattamento è più efficace se viene iniziato entro un’ora dall’inizio dei sintomi.
Gli attacchi cardiaci si verificano sopratutto a causa di una patologia chiamata aterosclerosi: diverso materiale lipidico (grasso) si accumula nel corso degli anni lungo le pareti interne delle arterie coronariche (le arterie che forniscono sangue e ossigeno al cuore) fino a formare una vera e propria placca aterosclerotica. Con il tempo parte della placca può rompersi, causando un grumo di sangue che si forma sulla superficie della placca. Se il coagulo diventa abbastanza grande può bloccare in parte o completamente il flusso di sangue ricco di ossigeno verso quella parte del muscolo cardiaco alimentata dall’arteria.
Durante un attacco di cuore, se l’ostruzione delle coronarie non viene rapidamente trattata, il muscolo cardiaco comincia a cedere e ad essere sostituito da tessuto cicatriziale. Questo danno al cuore può non essere evidente o, al contrario, può causare problemi gravi e di lunga durata.
Tra i vari problemi legati all’attacco di cuore rientrano aritmiepericolose per la vita (battito cardiaco irregolare) e l’insufficienza cardiaca, determinata dal fatto che il cuore non riesce a pompare abbastanza sangue in tutto il corpo.
Agire in modo tempestio al primo avvertimento di sintomi di infarto può salvare la vita e limitare i danni: il trattamento è più efficace se si comincia entro un’ora dall’inizio dei sintomi.
Se pensate che voi o che qualcuno che conoscete potrebbe avere un attacco di cuore:
  1. chiamate il 118 in pochi minuti (al massimo 5) dall’inizio dei sintomi;
  2. se i sintomi scompaiono completamente in meno di 5 minuti, chiamate comunque il medico;
  3. raggiungere l’ospedale tramite ambulanza, andare con la propria auto potrebbe ritardare il trattamento;
  4. prendere una pillola di nitroglicerina, se il medico ha prescritto questo tipo di farmaco.
Ogni anno circa 1.1 milioni di persone nei soli Stati Uniti vengono colpite da attacchi di cuore e circa la metà di questi muoiono. La malattia coronorica, che spesso si traduce in infarto, uccide più gli uomini che le donne.
Molte più persone potrebbero riprendersi da questi episodi se ricevessero un aiuto più tempestivo: di tutte le persone che muoiono a causa di attacchi cardiaci, circa la metà decede entro un’ora dall’avvertimento dei primi sintomi e prima di raggiungere l’ospedale.

Cause

Il termine medico usato per indicare gli attacchi cardiaci è infarto del miocardio. “Mio” si riferisce a muscolo, “cardio” di riferisce al cuore, “infarto” si riferisce alla morte del tessuto per mancanza di ossigeno.
Come ogni muscolo il cuore ha bisogno di un approvvigionamento costante di sangue e dell’ossigeno trasportato. Senza sangue le cellule del cuore subiscono immediatamente gravi danni e ciò provoca dolore ed una sensazione di pressione. Se il flusso di sangue non viene ripristinato le cellule cardiache possono morire e si può formare al loro posto una cicatrice (dal punto di vista medico “tessuto cicatriziale”), in sostituzione del tessuto cardiaco funzionante. La mancanza di flusso di sangue al cuore può anche determinare un ritmo cardiaco irregolare, che può essere fatale.
Un attacco di cuore si verifica quando una o più delle arterie che trasportano sino al cuore sangue ricco di ossigeno si ostruisce: queste arterie sono chiamate coronarie e circondano il cuore come una corona. Nel corso del tempo una delle arterie coronarie può ridursi a causa di un accumulo di colesterolo, questo accumulo (generalmente noto col nome di placca) che si forma nelle arterie in tutto corpo si chiama aterosclerosi.
Alla base di un infarto di norma c’è una di queste placche che si rompe formando un coagulo di sangue lì dove c’è stata la rottura: se il coagulo è abbastanza grande si può bloccare il flusso di sangue che passa attraverso l’arteria.
Una causa meno comune di attacco cardiaco è rappresentata dallo spasmo di un’arteria coronarica che arresta il flusso di sangue diretto ad una parte del muscolo cardiaco: droghe come la cocaina possono causare spasmi molto pericolosi per la vita.
Un attacco di cuore rappresenta la fine di un processo che si evolve in genere per molte ore. Col passare dei minuti il tessuto cardiaco viene privato del sangue, si deteriora e muore.
Se il flusso di sangue può essere ripristinato nel tempo, i danni al cuore possono essere impediti o comunque limitati.

Fattori di rischio

Alcuni fattori, chimati fattori di rischio coronarico, aumentano il rischio di attacco al miocardio. Questi fattori contribuiscono nella formazione indesiderata di depositi (aterosclerosi) che restringe le arterie in tutto il corpo, comprese le arterie al tuo cuore. Tra i fattori di rischio coronarico rientrano:
  • Fumo di tabacco. Il fumo e l’esposizione a lungo termine ai danni del fumo passivo danneggiano le pareti interne delle arterie (comprese quelle che vanno al cuore), determinando la formazione di depositi di colesterolo e di altre sostanze che possono ostacolare il flusso del sangue. Il fumo aumenta anche il rischio che si formino coaguli di sangue mortali, provocando un infarto.
  • Alta pressione sanguigna. La pressione arteriosa è determinata dalla quantità di sangue che il cuore pompa e dall’ammontare della resistenza al flusso di sangue nelle arterie. Nel corso del tempo la pressione alta può danneggiare le arterie che trasportano sangue al cuore, accelerando l’aterosclerosi. Il rischio di pressione sanguigna alta aumenta con gli anni, ma i principali colpevoli per la maggior parte degli americani sono l’obesità e una dieta troppo ricca di sale. L’ipertensione può essere anche un problema ereditario.
  • Elevato colesterolo nel sangue e livelli di trigliceride alti. Il colesterolo rappresenta una parte consistente dei depositi che possono restringere le arterie in tutto il corpo, comprese quelle che arrivano al cuore. Un livello elevato del tipo sbagliato di colesterolo nel sangue aumenta il rischio di un attacco al cuore. Il colesterolo a bassa densità di lipoproteine (LDL), ossia il colesterolo cattivo, porta con maggiore probabilità a restringere le arterie. E’ altresì  indesiderabile un livello elevato di LDL, che spesso deriva da una dieta ad alto contenuto di grassi saturi e colesterolo. Allo stesso modo, non è auspicabile un elevato livello di trigliceridi, un tipo di grassi la cui presenza nel sangue dipenda dal tipo di diete che si segue. Tuttavia un alto livello di colesterolo ad alta densità di lipoproteine, il cosiddetto colesterlolo buono che aiuta il corpo a liberarsi dall’eccesso di colesterolo, è invece auspicabile e riduce il rischio di attacco al miocardio.
  • La mancanza di attività fisica. Uno stile di vita inattivo contribuisce ad elevati livelli di colesterolo nel sangue e all’obesità. Al contrario le persone che svolgono regolare esercizio fisico presentano una migliore salute cardiovascolare, che diminuisce il rischio globale di infarto. L’esercizio è utile anche per ridurre la pressione sanguigna alta.
  • Obesità. Le persone obese presentano un elevata percentuale di grasso corporeo (indice di massa corporea pari o superiore a 30). L’obesità aumenta il rischio di malattie al cuore poichè è associata ad alti livelli di colesterolo nel sangue, pressione alta e diabete.
  • Diabete. Il diabete è l’incapacità del corpo di produrre adeguatamente o di reagire correttamente all’insulina. L’insulina, un ormone secreto dal pancreas, permette al corpo di usare il glucosio, che è un tipo di zucchero da alimenti. Il diabete può manifestarsi già durante l’infanzia, ma appare più spesso nella mezza età e tra persone in sovrappeso. Il diabete aumenta notevolmente il rischio di un attacco al cuore.
  • Stress. Si può reagire allo stress in modi che possono aumentare il rischio di infarto miocardico. Se si è sotto stress si può infatti mangiare troppo oppure fumare di più per la tensione nervosa. Troppo stress, così come troppa rabbia, può anche aumentare la pressione sanguigna.
  • Alcool. Se consumato con moderazione, l’alcool contribuisce ad accrescere i livelli di HDL, il colesterolo buono, e può avere un effetto protettivo contro l’infarto. Gli uomini non dovrebbero consumare più di due drink al giorno e le donne non più di uno. Un’eccessiva assunzione può alzare la pressione sanguigna e i livelli di trigliceride, aumentando il rischio di attacco cardiaco.
  • Storia familiare di infarto. Se i vostri fratelli, genitori o nonni hanni avuto in passato attacchi di cuore, anche voi potreste essere a rischio. La propria famiglia può avere una condizione genetica che aumenta i livelli di colesterolo indesiderato nel sangue. Anche l’ipertensione puà essere ereditata dalla propria famiglia.
  • Omocisteina, proteina C-reattiva e fibrinogeno. Le persone hanno i più alti livelli ematici di omocisteina, proteina C-reattiva e fibrinogeno sembrano avere un maggior rischio di malattie cardiache. Alcune ricerche suggeriscono che i livelli di omocisteina possono essere ridotti tramite supplementi di acido folico e attraverso una dieta sana. I livelli di fibrinogeno e di proteina C-reattiva possono essere ridotti modificando altri fattori di rischio per le malattie cardiache, ad esempio smettendo di fumare, abbassando i livelli di colesterolo e svolgendo regolare attività fisica.
E’ possibile modificare o eliminare molti di questi fattori di rischio per ridurre la probabilità di avere un primo o un secondo attacco cardiaco, tuttavia non è possibile modificare altri fattori di rischio, come quelli sessuali o ereditari: per esempio gli uomini sono generalmente più a rischio delle donne. Il rischio aumenta per le donne nel periodo successivo alla menopausa, di solito dopo i 55 anni. Se vostro padre è stato colpito da una malattia cardiaca prima dei 55 anni e vostra madre prima dei 65 anni, il rischio di sviluppare malattie al cuore è maggiore.

Sintomi

Il più comune sintomo di infarto è rappresentato da un dolore o un fastidio al petto: la maggior parte delgi attacchi di cuore causa una fitta al centro del petto che dura per pochi minuti o scompare per poi ripresentarsi. Il disagio può consistere in un senso di pressione, fitte al cuore, dolori e senso di gonfiore.
I sintomi di angina possono essere simili ai sintomi di un attacco cardiaco: l’angina è il dolore al petto che si verifica nelle persone con malattia alle arterie coronarie, in genere quando sono attive. Il dolore anginoso di solito dura dura solo pochi minuti e scompare con il riposo: se l’angina non scompare o si presenta in maniera differente dal consueto (ad esempio si verifica più frequentemente o si verifica a riposo) potrebbe essere segno dell’inizio di un attacco di cuore ed il paziente dev’essere immediatamente visitato un medico.
Alcuni attacchi di cuore sono improvvisi e intensi e nessuno mette in dubbio ciò che sta accadendo, ma al contrario possono anche iniziare lentamente, con un dolore lieve e fastidioso. Spesso le persone colpite non sono sicure di cosa stia accadendo e aspettano troppo a lungo prima di chiedere aiuto. Si riportano di seguito alcuni segni  precoci che possono indicare la comparsa di infarto:
  • Pressione, dolore o fitte al centro del petto che durano più di pochi minuti.
  • Il dolore si estende oltre il petto alla spalla, braccio, schiena, e anche ai denti e alla mandibola.
  • Aumento di episodi di dolore toracico.
  • Dolore prolungato nella parte superiore dell’addome.
  • Mancanza di fiato.
  • Sudorazione.
  • Incombente sensazione di affaticamento.
  • Svenimento.
  • Nausea e vomito.
Segni e sintomi di infarto nelle donne possono essere diversi e meno evidenti rispetto a quelli che si verificano negli uomini, in aggiunta a quanto appena elencato ricordiamo anche:
  • Dolore addominale o bruciore di stomaco.
  • Cute umida.
  • Stordimento o capogiri.
In generale maggiori sono i segni ed i sintomi che si avvertono, più elevata è la probabilità che si sia in presenza di un attacco di cuore.
Alcune persone, al contrario, non avvertono alcun sintomo.
Un attacco cardiaco si può verificare in qualsiasi momento, mentre si lavora o si gioca, mentre si è a riposo oppure in movimento. Alcuni infarti colpiscono improvvisamente, ma molte persone che hanno già avuto una pregressa esperienza di questo tipo possono avvertire dei segnali di pericolo con ore, giorni o anche settimane di anticipo. Predittore di un attacco cardiaco può essere un dolore toracico ricorrente (angina), che si acuisce sotto sforzo e viene invece alleviato a riposo. L’angina è causata da un temporaneo insufficiente afflusso di sangue al cuore, conosciuto anche come “ischemia cardiaca”.
Imparate a riconoscere i segni dell’infarto, ma ricordate questo: anche se non siete sicuri che sia un attacco di cuore ditelo comunque e segnalate ad un medico i vostri sintomi.
I minuti contano! Un intervento tempestivo può salvare la vita, forse la propria. Non aspettate più di 5 minuti per chiamare il 118. Il personale sanitario di soccorso può iniziare il trattamento appena arriva ed è addestrato per poter intervenire su una persona colpita da infarto. I pazienti con dolore toracico che arrivano in ambulanza di solito ricevono un trattamento rapido in ospedale, è quindi meglio chiamare un’ambulanza per poter raggiungere velocemente il pronto soccorso.

Diagnosi

La diagnosi di infarto viene fatta in base ai sintomi, alla storia medica personale e familiare e ad i risultati dei test diagnostici.
  • ECG (Elettrocardiogramma): Questo test rileva e registra l’attività elettrica del cuore. Determinati cambiamenti nell’aspetto delle onde elettriche su un elettrocardiogramma sono segnali importanti di un infarto del miocardio. Un elettrocardiogramma è anche in grado di dimostrare se si hanno aritmie (battiti cardiaci anomali), che possono essere causate da un infarto.
  • Analisi del sangue: Durante un attacco cardiaco le cellule del muscolo cardiaco ed esplodono, lasciando alcune proteine nel sangue. Gli esami del sangue consentono di misurare la quantità di queste proteine nel sangue. Livelli di queste proteine nel sangue superiori alla media sono la prova di un attacco cardiaco. Gli esami del sangue comunementi usati sono il test troponina, i test CK o CK-MB, e i test di siero miogloblina. Gli esami del sangue sono spesso ripetuti per verificare i cambiamenti che si verificano col passare del tempo.
  • Angiografia coronarica: L’angiografia coronarica è un esame speciale a raggi x del cuore e dei vasi sanguigni. Viene spesso fatto nel corso di un attacco cardiaco per individuare le ostruzioni nelle arterie coronarie. Il medico passa un catetere (un sottile tubo flessibile) attraverso un’arteria del braccio o dell’inguine (coscia) e lo fa passare attraverso il cuore. Questa procedura, chiamata cateterismo cardiaco, è parte dell’angiografia coronarica. Un colorante che può essere visualizzato ai raggi X viene iniettato nel sangue attraverso la punta del catetere. Questo colorante consente al medico di analizzare il flusso del sangue attraverso il cuore ed i vasi sanguigni. Se viene individuata un ostruzione potrebbe essere utilizzata un’altra procedura, chiamata angioplastica, per ripristinare il flusso sanguigno attraverso l’arteria. A volte, durante l’angioplastica, il medico impianterà uno stent (un piccolo tubo) nell’arteria per mantenerla dilatata.

Pericoli

Le complicazioni che derivano da un attacco di cuore sono spesso legate al danno subito dal cuore durante l’infarto. Questo danno può avere le seguenti conseguenze:
  • Anomalie del ritmo cardiaco (aritmie). Se il muscolo cardiaco è danneggiato da un attacco di cuore , possono svilupparsi deicircuiti elettrici brevi causando anomalie del ritmo cardiaco, alcune delle quali possono essere gravi, anche fatali.
  • L’insufficienza cardiaca. La quantità di tessuto danneggiata nel cuore può essere così estesa che la parte ancora funzionante del muscolo non riesce ad pompare adeguatamente sangue al cuore. Ciò diminuisce il flusso di sangue ai tessuti e agli organi in tutto il corpo e può causare respiro breve, affaticamento e gonfiore alle caviglie e nei piedi. L’insufficienza cardiaca può essere un problema temporaneo che si risolve da solo dopo che il cuore riprende la sua attività normale in qualche giorno.
  • Rottura del cuore. Alcune aree del muscolo cardiaco indebolite dall’infarto possono rompersi, lasciando un buco in una parte del cuore. Questa rottura spesso è rapidamente fatale.
  • Problemi alle valvole. Le valvole cardiache danneggiate durante un attacco di cuore possono sviluppare problemi gravi, pericolosi per la vita stessa.

Cura e terapia

Durante un attacco di cuore, occorre agire immediatamente. Seguite questi passaggi:
  1. Chiamate urgentemente assistenza medica. Se si ha anche solo un sospetto di infarto, non esitate a chiamare. Telefonare immediatamente al 118. Se non si ha accesso immediato ai servizi medici di emergenza, chiedere aiuto a qualcuno che vi accompagni al più vicino ospedale. Guidate solo se non ci sono assolutamente altre opzioni. Guidare durante un attacco di cuore può mettere a rischio se stessi e gli altri se la situazione peggiora improvvisamente.
  2. Assumere nitroglicerina. Se il medico ha prescritto la nitroglicerina, assumetela come vi è stato detto di fare in attesa che arrivi il personale medico di emergenza.
Se siete con qualcuno che viene colpito da un improvviso presunto attacco di cuore:
Infarto miocardico e pronto intervento (http://www.flickr.com/photos/pkeleher/2489193451/sizes/s/)

  1. Chiamate subito il 118 e, se avete nozioni di pronto soccorso, iniziate la rianimazione cardiopolmonare. Ciò aiuta a fornire ossigeno al corpo e al cervello. Se non conoscete le procedure d’emergenza i medici raccomandano di saltare la respirazione bocca a bocca e di procedere direttamente alle compressioni del torace, seguendo un ritmo di 100 pressioni al minuto.
  2. Nei minuti iniziali l’attacco di cuore può anche innescare la fibrillazione ventricolare, ossia il cuore comincia a tremare inutilmente. Se non si riceve un trattamento immediato la fibrillazione ventricolare porta a morte improvvisa. L’uso tempestivo di un defibrillatore, che riporta nuovamente il cuore al suo ritmo normale, può garantire un trattamento d’emergenza prima che il soggetto colpito da infarto riesca a raggiungere l’ospedale.
  3. Una volta raggiunto il pronto soccorso, se è evidente che il soggetto sia stato colpito da infarto, lo si può trattare con i farmaci o sottoporlo ad una procedura invasiva o entrambi, a seconda della gravità del caso e della quantità di danni cardiaci occorsi.
Per approfondire: Aggiornamento Linee guida infarto miocardico(grazie a Eumed)

Farmaci

Più passano i minuti, dopo un infarto, più il tessuto rimane privo di ossigeno, si deteriora e muore. Il miglior modo per prevenire un danno progressivo è quello di ripristinare velocemente il flusso sanguigno.
Tra i farmaci usati per trattare un attacco di cuore rientrano:
  • Aspirina. L’aspirina può essere somministrata dal personale medico di emergenza non appena si raggiunge l’ospedale o comunque poco dopo. L’aspirina inibisce la coagulazione del sangue, contribuendo così a mantenere il flusso di sangue attraverso l’arteria ostruita. Prendere l’aspirina da soli in attesa che arrivi aiuto, solo se il medico ha già raccomandato di farlo e se si verificano i sintomi dell’infarto.
  • Trombolitici. Questi farmaci aiutano a sciogliere il grumo di sangue che blocca il flusso di sangue diretto al cuore. Quanto prima si assume il farmaco trombolitico a seguito di infarto, maggiori saranno le possibilità di sopravvivenza e di ridurre i danni al cuore.
  • Superaspirina. I medici del pronto soccorso possono dare altri farmaci che sono per certi aspetti simili all’aspirina in quanto aiutano a prevenire che si formino nuovamente dei coaguli di sangue. Tra queste rientrano il Clopidogrel (Plavix®) e ad altri chiamati inibitori del recettore piastrinico IIb/IIIa.
  • Altri farmaci per fluidificare il sangue. Con molta probabilità al paziente colpito da infarto verranno dati altri farmaci, come l’eparina, per rendere il sangue meno ‘appiccicoso’ e meno incline a formare pericolosi coaguli di sangue. L’eparina viene somministrata per via endovenosa o per iniezione sotto la pelle ed è solitamente utilizzato durante i primi giorni dopo un attacco di cuore.
  • Antidolorifici. Se il dolore toracico o un dolore ad esso associato è molto forte è possibile assumere un antidolorifico, come la morfina, per alleviare il fastidio.
  • Nitroglicerina. Questo farmaco, utilizzato per trattare il dolore al torace (angina), dilata temporaneamente i vasi sanguigni arteriosi, migliorando il flusso di sangue dal e verso il cuore.
  • Beta-bloccanti. Questi farmaci aiutano a rilassare il muscolo cardiaco, rallentare il battito del cuore e diminuire la pressione arteriosa rendendo più facile il lavoro del cuore. I beta-bloccanti possono limitare la mole dei danni al muscolo cardiaco e prevenire attacchi di cuore per il futuro.
  • Farmaci che riducono il colesterolo. Ne sono degli esempio le statine, la niacina, i fibrati e i sequestranti acidi biliari. Questi farmaci aiutano a mantenere bassi i livello di colesterolo “cattivo” nel sangue e possono essere utili se somministrati subito dopo un attacco di cuore per migliorare la sopravvivenza.

Chirurgia e altre procedure

Oltre ai farmaci il paziente può essere sottoposto ad una delle seguenti procedure per trattare l’attacco di cuore:
  • Angioplastica e stent coronarici.L’angioplastica d’emergenza dilata le arterie coronarie ostruite, lasciando che il flusso di sangue arrivi più liberamente al cuore. I medici inseriscono un lungo e sottile tubo (catetere) che passa attraverso un’arteria, in genere nelle gambe, sino ad arrivare all’arteria del cuore ostruita. Questo catetere è dotato di una speciale punta a palloncino. Una volta posizionata, la punta a palloncino viene rapidamente gonfiata in modo da dilatare l’arteria coronarica bloccata. Allo stesso tempo uno stent metallico può essere inserito nell’arteria per tenerla aperta a lungo termine e ripristinare così il flusso di sangue al cuore. A seconda dei casi il medico può scegliere di inserire uno stent ricoperto di un farmaco a lento rilascio che possa contribuire a mantenere dilatata l’arteria. L’angioplastica coronarica viene fatta allo stesso tempo come una cateterizzazione coronarica (angiogramma), una procedura che i medici effettuano prima di individuare le arterie coronarie bloccate. Quando viene effettuata un’angioplastica per trattare un attacco di cuore, quanto prima viene fatta meglio è. Se invece viene eseguita giorni o settimane dopo che il soggetto colpito da infarto si è stabilizzato con un’arteria completamente bloccata, non se ne può trarre alcun beneficio.
  • Intervento chirurgico di bypass coronarico. In rari casi i medici possono effettuare un intervento di bypass di emergenza al momento dell’infarto.Il bypass coinvolge le vene ricucite o le arterie situate oltre le arterie coronarie bloccate o ristrette (bypassando la sezione compressa dell’arteria), ripristinando il flusso di sangue al cuore. In alternativa il medico può suggerire di sottoporsi a questa procedura dopo che il cuore abbia avuto il tempo di riprendersi dall’infarto.
Una volta che il flusso di sangue al cuore viene ripristinato e la condizione del paziente di stabilizza in seguito all’infarto, egli può essere ricoverato in ospedale per essere tenuto sotto osservazione. Poichè lo sforzo fisico e lo shock emotivo stressano il cuore, assicurarsi di stare a riposo. I visitatori sono in genere limitati ai membri della famiglia e agli amici intimi.

Riabilitazione

L’obiettivo del trattamento di emergenza di un attacco di cuore è quello di ripristinare il flusso sanguigno e di salvare il tessuto cardiaco. Lo scopo del trattamento successivo è quello di consentire la guarigione del cuore e prevenire un altro infarto.
Alcuni ospedali offrono programmi di riabilitazione cardiaca, che possono iniziare quando si è in ospedale e, a seconda della gravità dell’infarto, possono continuare per settimane o mesi dopo il rientro a casa. I programmi di riabilitazione cardiaca in genere si concentrano su tre aree principali: farmaci, cambiamenti nello stile di vita e stati emotivi.

Prevenzione

Non è mai troppo tardi per adottare delle misure di prevenzione per impedire un attacco di cuore, anche se si è già avuta una precedente esperienza d’infarto. La terapia farmacologica è diventata una parte sempre più importante per ridurre il rischio di un secondo infarto e per aiutare il cuore danneggiato a funzionare meglio. Diversi fattori nello stile di vita svolgono un ruolo fondamentale nella prevenzione e nel recupero di un infarto.
In genere i medici prescrivono la terapia farmacologica alle persone che hanno avuto un attacco cardiaco o che sono esposte ad alto rischio di averne uno.

Stile di vita

Lo stile di vita può influenzare in larga misura la salute del cuore. Assumere le misure seguenti può aiutare non solo a prevenire, ma anche a riprendersi da un attacco di cuore:
  • Non fumare. Se fumate la cosa più importante che potete fare per migliorare la salute del cuore è quella di smettere. E’ molto difficilesmettere di fumare da soli, ma potreste chiedere al vostro medico di prescrivervi un piano di trattamento per aiutarvi a liberarvi da questo dannoso vizio.
  • Controllare il colesterolo. Controllate regolarmente i livelli di colesterolo, attraverso un esame del sangue. Se i livelli di colesterolo cattivo sono eccessivamente elevati, il medico può prescrivere dei cambiamenti nella dieta e dei farmaci che contribuiscano a ridurre il colesterolo e a proteggere la propria salute cardiovascolare.
  • Sottoporsi a regolari controlli medici. Alcuni dei principali fattori di rischio per l’infarto, elevato colesterolo nel sangue, pressione alta e diabete, non generano alcun sintomo nelle fasi iniziali. Il medico può eseguire dei test per verificare che siate liberi da questi problemi. Se invece il medico riscontra la presenza di uno di questi problemi, voi e il vostro dottore potrete gestire meglio la situazione in modo da prevenire le complicanze che ne possono derivare e che possono causare un attacco di cuore.
  • Controllare la pressione sanguigna. Occorre controllare la pressione del sangue regolarmente, frequente se si soffre di pressione alta o nell’ipotesi di una precedente esperienza di malattia coronarica.
  • Fare regolare attività fisica. Anni fa i medici vietavano l’esercizio fisico a seguito di un attacco di cuore per paura che ne potesse causare un altro. In realtà un’attività fisica regolare aiuta a migliorare la funzionalità del muscolo cardiaco a seguito di un attacco di cuore. L’esercizio è ormai una componente importante di un programma di riabilitazione cardiaca. Esso aiuta a prevenire un attacco di cuore, aiutandovi a raggiungere e a mantenere un peso sano e a controllare diabete, colesterolo e pressione alta. L’esercizio non deve essere troppo duro. Per esempio, camminare 30 minuti al giorno e per cinque giorni alla settimana può migliorare lo stato di salute.
  • Mantenere un peso adeguato. L’obesità mette sotto sforzo il cuore e può contribuire a determinare colesterolo elevato, pressione alta e diabete. Perdere peso può ridurre il rischio di malattie cardiache.
  • Seguire una dieta sana per il cuore. Troppi grassi saturi e colesterolo nella dieta possono restringere le arterie dirette al cuore. Se siete stati colpiti da infarto, cercate di limitare la quantità di grasso e colesterolo e sodio nella vostra alimentazione. Una dieta ad alto contenuto di sodio può aumentare la pressione sanguigna. Seguite i consigli del medico e del dietologo relativamente a quale sia la dieta più sana per il vostro cuore. Preparate dei pasti salutari per il cuore. Il pesce è ad esempio parte di una dieta sana. Esso contiene acidi grassi omega 3, che contribuiscono a migliorare i livelli di colesterolo nel sangue e a prevenire la formazione di coaguli di sangue. Mangiate inoltre molta frutta e verdura. Frutta e verdura contengono sostanze antiossidanti, ossia sostanze nutritive che aiutano a preservare l’elasticità ed il corretto flusso nelle arterie coronarie.
  • Gestire lo stress. Per ridurre il rischio di un attacco di cuore, cercate di ridurre lo stress quotidiano. Rivedete le vostre abitudini di lavoro stacanovista e trovate un modo sano per minimizzare o comunque per far fronte ad eventi stressanti nella vostra vita.
  • Consumare alcol con moderazione. Bere più di uno o due bevande alcoliche al giorno aumenta la pressione del sangue, per cui se necessario tagliate il consumo di alcolici. Da un punto di vista di salute cardiaca, uno a due bicchieri al giorno sono l’ideale per gli uomini, mentre le donne possono consumare una bevanda alcolica al giorno.

Dopo l’infarto

Essere colpiti da un attacco di cuore è un’esperienza spaventosa. Anche se il medico rassicura che procede tutto per il meglio, si può essere ancora intimoriti. Quali saranno le conseguenze sulla vita? Si sarà in grado di tornare al lavoro o riprendere le attività che piacciono? E, cosa ancor più spaventosa, potrà accadere di nuovo?
La paura è solo una delle tante emozioni che voi e la vostra famiglia dovrete affrontare. Altre emozioni che potrebbero essere particolarmente difficile da superare dopo un infarto possono essere:
  • Rabbia. Si può essere arrabbiati e chiedersi: Perchè ho avuto l’infarto e perchè proprio ora? E’ normale provare un po’ di risentimento in seguito ad un attacco di cuore.
  • Senso di colpa. I membri della famiglia possono avere paura in un primo momento e poi sentirsi in colpa successivamente. Alcuni possono anche sentirsi in qualche modo responsabili di fare qualcosa che ha contribuito all’infarto.
  • Depressione. La depressione è comune dopo un attacco di cuore. Si percepisce che non è più possibile fare le cose che si era soliti fare precedentemente e che non si è più la stessa persona che si era prima dell’infarto.
Questi sentimenti sono comuni ed è bene discuterne apertamente con il medico, un familiare o un amico che può aiutarvi ad affrontare meglio la situazione. E’ necessario prendersi cura di se stessi mentalmente e fisicamente dopo un attacco di cuore. Fare attività fisica e partecipare a sessioni di riabilitazione cardiaca con altre persone che si stanno riprendendo da un attacco di cuore può aiutare ad affrontare positivamente questi sentimenti.
Voi e la vostra famiglia potreste avere un sacco di domande e preoccupazioni dopo l’attacco di cuore. Se così fosse potrebbe essere utile parlare con altri pazienti che stanno vivendo la vostra stessa situazione. Molti programmi di riabilitazione cardiaca prevedono servizi di consulenza e gruppi di sostegno per i sopravvissuti all’attacco di cuore.
Sopravvivere a un attacco di cuore non significa che la vita come la si conosceva prima è finita. Al contrario, la maggior parte delle persone conduce una vita piena e attiva dopo un infarto, ma ciò può significare apportare alcuni cambiamenti positivi nelle abitudini quotidiane, essere più pazienti ed adottare un atteggiamento propositivo e mai abbattersi.

L’attività sessuale dopo l’infarto

Molti si preoccupano che il sesso, dopo un infarto, diventi troppo faticoso per il loro cuore. Tuttavia molte persone possono tranquillamente ritornare alla attività sessuale dopo essersi ripresi. Ogni paziente ha esigenze temporali diverse, a seconda della forma fisica, psicologica ed alla precedente attività sessuale.
Lo sforzo cardiaco richiesto da un rapporto sessuale è approssimativamente pari a quello richiesto per fare una passeggiata, lavare il pavimento, o salire una o due rampe di scale. In un certo senso l’attività sessuale è paragonabile a qualsiasi altro sforzo fisico: il battito cardiaco, la frequenza respiratoria e il livello della pressione del sangue aumentano. Chiedete al vostro medico quando è sicuro riprendere l’attività sessuale. Con il tempo è probabile che siate in grado di riprendere il normale ritmo sessuale.
Alcuni farmaci cardiaci, quali i beta-bloccanti, possono influenzare la virilità tuttavia, la disfunzione sessuale a seguito di un attacco di cuore, è più spesso causata dalla depressione o dall’ansia piuttosto che dai farmaci. Se avete problemi di impotenza rivolgetevi al medico che è in grado di aiutarvi ad individuare il problema e ad indicarvi un trattamento adeguato.