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lunedì 24 settembre 2012



Cos’è la CNV


Giocare con l’anello, pizzicarsi il naso, annodare i capelli su un dito (tipico del sesso femminile), grattarsi la nuca o aggiustarsi un polsino e numerosi altri comportamenti simili sono tutti segnali che produciamo senza sosta, in modo quasi interamente automatico e senza intenzione di trasmettere alcunché.
Nelle nostre interazioni quotidiane questo “bailamme” viene di solito ignorato o giudicato senza senso.
Questo però non significa che i segnali del corpo non vengano colti e non producano effetti.
il processo avviene però, per lo più, al di fuori della nostra consapevolezza. Potremmo paragonare la loro azione a quella di batteri e virus: anche se non li vediamo, questi micro-organismi non mancano di infettarci e di procurarci febbre, bronchite o altri malanni.
Talvolta, la percezione inconscia dei messaggi del corpo é causa di situazioni di incredibile disagio, apparentemente senza motivo: un datore di lavoro può rendere pesante l’atmosfera in ufficio, senza fare niente di particolarmente disdicevole: ad esempio, può stare troppo vicino ai propri impiegati mentre parla con loro; può toccarli in modo esagerato o eccessivamente confidenziale; può ascoltare sorridendo le loro opinioni, stringendo le labbra fino a rederle livide e tremanti.
In situazioni come questa, anche qualora ci accorgessimo di questi comportamenti e cercassimo di parlarne, ci verrebbe risposto che equivochiamo e, nei casi peggiori, potremmo venire tacciati di essere visionari o paranoici.
I segnali del corpo, infatti, proprio perché non riconosciuti come messaggi, si prestano ad essere facilmente smentiti.
Eppure, la dimensione non verbale ha tutti i “numeri” per non passare inosservata.
Delle misure effettuate da alcuni studiosi sull’ammontare delle comunicazioni che inviamo più o meno involontariamente dimostrano quanto realmente conta nei nostri scambi.
L’antropologo Albert Mehrabian ha stabilito che solamente il 7% di tutte le informazioni che ci arrivano da un discorso passa attraverso le parole; il restante, che è comunicazione non verbale, si divide in: 38% che ci perviene dal tono della voce e 55% che arriva dai segnali di mani, braccia, gambe, piedi ecc.
Armato di cronografo, il ricercatore Ray Louis Birdwhistell ha constatato che, mediamente, in una giornata non parliamo per più di dieci, dodici minuti e che una frase media non dura più di dieci secondi e mezzo.
Inoltre, sulla base delle sue valutazioni, ha poi stabilito che il 65% delle interazioni da lui esaminate “prendeva la via del corpo”.
Insomma, il corpo é proprio un “chiacchierone”, ma parla una lingua che non conosciamo e invia messaggi che spesso travisiamo.
Attualmente, psicologi e antropologi hanno identificato e catalogato numerosi segnali non verbali e li hanno divulgati attraverso pubblicazioni e corsi.
Imparare a leggere ed interpretare correttamente questi messaggi non é però semplice. Grazie a libri e manuali, chiunque può capire come distinguere i comportamenti più significativi.
Il problema, é che in genere li si considera in modo isolato; praticamente, é come se ascoltando delle parole, dessimo loro un significato senza tenere conto delle frasi in cui compaiono.
Quando leggiamo il corpo, in definitiva, non dobbiamo soffermarci su un singolo gesto: quello che viene espresso in modo non verbale infatti é più simile ad un concerto che un assolo.
Questo vuol dire per prima cosa che un messaggio riverbera in più parti del corpo (così, l’ansia può essere riflessa in una mano contratta, in un’ alterazione del respiro e in abbassamento del tono di voce).
Inoltre, i segnali del corpo possono agire in accordo (come nel caso descritto dell’ansia), in disaccordo o contribuire in “coro” al messaggio globale.
Una disarmonia si osserva quando alcuni segmenti del corpo contraddicono il senso trasmesso da una altra parte.
Questo succede perché alcune regioni del corpo sono maggiormente sotto il nostro controllo; mentre altre lo sfuggono.
Così teniamo sott’occhio e “supervisioniamo” buona parte della mimica facciale e della gestualità; al contrario, non sappiamo in genere cosa stanno facendo i nostri piedi.
Più in generale, abbiamo un certa consapevolezza del corpo fino al bacino e siamo poco coscienti di quello che accade da sotto la cintura in giù.
Inoltre, abbiamo piuttosto presente quello che facciamo con il lato destro; per contro, molte cose ci possono sfuggire con la metà sinistra.
Può capitare così che ci si trovi ad una festa e si sia coinvolti in una conversazione noiosa, quando a pochi passi c’é una persona che ci piace.
In quella situazione, potremmo orientare il tronco verso l’interlocutore e avere i piedi puntati verso l’oggetto di attrazione.
In certe occasioni, possiamo dare messaggi apparentemente contradditori, senza per questo avere interessi o intenzioni opposte: l’antropologo David Givens, nelle sue osservazioni sugli approcci tra individui di sesso opposto, ha notato che i segnali di attrazione e di disponibilità sono accompagnati quasi sempre da indizi di disagio.
In questo caso, i segni di tensione non indicano il desiderio di sottrarsi all’interazione, ma rappresentano un modo per “mettere a tacere” l’ansia di confrontarsi con chi ci piace.
Alle volte, un segnale non dice granché se preso di per sé, ma assume valore se accompagnato da un’espressione facciale o da altri comportamenti: così, grattarsi lo zigomo, ad esempio, non ci dice molto; ma se contemporaneamente il volto viene piegato di lato, significa fastidio, perplessità o disappunto.
Altre volte, uno stesso segnale può avere addirittura significati diversi a seconda della “cornice” in cui é inserito: muovere la lingua sulle labbra indica in genere piacere, ma se le sopracciglia sono sollevate e unite è indice d’ansia.
Un altro errore comune nell’interpretare i segnali non verbali sta nel trascurare lo stimolo: passarsi una mano fra i capelli guardando qualcuno o mentre quest’ultimo affronta un certo argomento, ne cambia completamente il senso: nel primo caso é attrazione; nel secondo, curiosità o interesse per quello che viene detto.
E’ proprio per evitare fraintendimenti o distorsioni che conviene apprendere il linguaggio del corpo in un corso; dove si impara innanzitutto a conoscere la “sintassi” della comunicazione inconscia e dove, soprattutto, viene spiegato il rapporto che lega stimoli e reazioni non verbali e come questi vadano letti nel contesto in cui si presentano.

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