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mercoledì 5 settembre 2012

Tatuaggi: il 40% chi li ha vuole rimuoverli. Ecco i consigli dell'esperto

Le richieste iniziano in primavera ed è possibile farlo con il laser di nuova generazione, ma l'operazione è "comunque complessa". Le polemiche riguardano però la mancata regolamentazione della professione. Serra: "Attenzione ai tatuatori improvvisati"

Con l'arrivo della bella stagione chi possiede untatuaggio corre dal chirurgo per rimuoverlo. Sembra un paradosso che va decisamente in contro tendenza rispetto a quanti, invece, non aspettano altro che l'estate per esibirne uno. Invece no, è tutto vero. Secondo stime recenti, infatti, a circa il 40% dei tatuati italiani il disegno impresso sulla loro pelle non piace più nel corso della vita. L'operazione con cui si rimuove il tatuaggio, però, nonostante sia una tecnica di laser di nuova generazione, va tutt'altro che presa sottogamba perché, come spiega il primario di chirurgia plastica all'ospedale San Filippo Neri di Roma, Maurizio Valeriani, "è un procedimento comunque complesso". 
LA STAGIONE DELLA RIMOZIONE. Nonostante le richieste per eliminare i tattoo inizino con il primo sole primaverile, Valeriani tiene a precisare che sarebbe meglio optare per la cancellazione del tatuaggio nelle stagioni più fredde, come l'autunno e l'inverno "sia perché i raggi del sole vanno evitati dopo il trattamento - spiega l'esperto -, sia perché sono necessarie molte sedute, distanziate di qualche settimana, per ottenere il risultato desiderato".
LE MOTIVAZIONI E LE TECNICHE DI RIMOZIONE. Secondo il chirurgo plastico negli ultimi anni, "si registra un evidente aumento di richieste per eliminare i tatuaggi perché è cresciuto il numero di persone che ne possiede uno o di più. Si stima che siano circa 8 milioni gli europei con almeno un disegno sulla pelle. Ma anche perché si ritiene che sia un'operazione più facile che in passato". Una convinzione in larga misura fondata perché "un tempo - spiega Valeriani - erano necessari trattamenti aggressivi, come dermoabrasione, crioterapia, asportazione chirurgica. Interventi che comportavano cicatrici più o meno visibili, comunque permanenti". Oggi, invece, "ci sono laser molto sofisticati - prosegue Valeriani - i cosiddetti Q-Switchet, con la possibilità di dare un impulso di qualche microsecondo: si interviene con un'altissima energia su piccolissime particelle del tatuaggio che vengono vaporizzate. Queste vengono eliminate attraverso la pelle stessa o frammentate in maniera che i macrofagi, le nostre cellule spazzino incaricate di eliminare i piccoli corpi estranei, riescano a spazzarle via".
TEST PREVENTIVI E AFFIDABILITÀ DEL CHIRURGO. Per verificare che il tatuaggio sia eliminabile "bisogna fare prima una serie di test - spiega Valeriani - perché i disegni hanno diversi colori e non tutti sono sensibili al laser". "Sul bianco, ad esempio, il laser può anche non funzionare. È più semplice, inoltre cancellare disegni di un solo colore". Più facile da togliere, invece, il nero, così come il rosso. Maggiori difficoltà per il blu e il verde. "È importante che ci sia un esperto a cancellare il tatuaggio - dice ancora il chirurgo - perché nell'uso del laser deve essere scelta la giusta lunghezza d'onda per cancellare quel determinato colore. Altrimenti non si ottiene il risultato. Gli strumenti più nuovi hanno lunghezze d'onda in grado di trattare meglio i disegni colorati". Con il laser, inoltre, si eliminano anche i tatuaggi cosmetici, di contorno labbra e occhi, che non piacciono più o che si vogliono ritoccare in maniera diversa.
I COSTI DEL PENTIMENTO. Come ribadito più volte da Valeriani, l'operazione elimina-tatuaggio, resta comunque complessa e costosa. "Sono necessarie più sedute - precisa il chirurgo - e ciascuna costa dai 200 ai 300 euro". Il consiglio, dunque, è quello di pensarci bene prima farne uno. "Bisogna essere molto motivati - conclude l'esperto - e, se si decide, meglio scegliere tatuaggi piccoli, di colori scuri, monocromatici, con linee snelle". E anche quando si sceglie di togliere un tatuaggio grande "meglio valutare se è possibile eliminarne solo una parte: spesso non si rifiuta tutto il tatuaggio, ma solo parte di esso".

PROFESSIONE TATUATORE: "SERVE UNA REGOLAMENTAZIONE OMOGENEA". "Il tatuatore non è né un mezzo medico né uno che fa le cerette. In giro ci sono tentativi di impossessarsi di questo mercato. Addirittura esiste un disegno di legge che prevede che quella del tatuaggio sia un'esclusiva della professione dell'estetista. È assurdo". A mettere i puntini sulle 'i' è Giuseppe Serra, presidente dell'Associazione tatuatori italiani riuniti che ad un'agenzia di stampa  lamenta la mancata regolamentazione della professione. Già perché nonostante se ne discuta da anni, ancora non si è ben capito il tatuatore in quale categoria rientri e quali sono le norme cui deve rispondere nell'esercizio del suo lavoro.
IL PARADOSSO: IL TATUATORE COME L'ARTIGIANO. "Molti - afferma Serra - vorrebbero che il tatuatore rientrasse nella categoria degli artisti, altri in quella dell'artigiano. Ma stiamo parlando di una professionalità particolare che, peraltro, a livello formativo ancora non gode dell'uniformità nazionale dei corsi". "Ogni regione - sostiene il presidente dell'Associazione tatuatori - ha un percorso formativo diverso e chi ne paga le conseguenze sono i veri professionisti, quelli che con mestiere e, in ottemperanza delle regole sanitarie previste, svolgono questa professione".
"CON L'ARRIVO DELL'ESTATE ATTENZIONE AI TATUATORI IMPROVVISATI". La bella stagione è alle porte e, proprio con l'arrivo dell'estate il mercato, secondo il presidente Serra, "come ogni anno si riempirà di tatuatori improvvisati pronti a fare tatuaggi e a mettere piercing sulle spiagge. E non saranno neanche pochi coloro che apriranno negozietti per poi chiuderli a fine stagione". "Eppure - denuncia Serra - nonostante da anni l'intera categoria richieda una regolamentazione omogenea, a farla da padrone in lungo e in largo è chi esercita la professione in nero". "Sono molti, infatti, coloro che fanno tatuaggi senza rispettare le regole a casa propria; operano in tutta tranquillità senza l'ombra di un controllo sanitario né tantomeno fiscale. E non si limitano a fare tatuaggi  - conclude il presidente dell'Associazione tatuatori - ma anche piercing, una competenza, questa, del tutto diversa da quella dei tatuatori".

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