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venerdì 31 agosto 2012

CONTRO LA ZANZARA UN FILO DI RAME


Gli ioni attivi che si liberano a contatto con l’acqua  impediscono alle uova di schiudersi

È UNO dei tormentoni dell’estate. La zanzara tigre sta per conquistare palmo a palmo le strade della nostra città.
Come ogni anno, l’amministrazione comunale ha predisposto un piano di prevenzione che si basa anche su interventi larvicidi.
Ma gli esperti assicurano che ormai l’insetto si è insediato alle nostre latitudini e la speranza di debellarlo una volta per tutte è soltanto un miraggio.
Certo, si possono limitare i danni. Il Cnr ha diffuso un vero e proprio vademecum contro l’insetto che deve essere seguito alla lettera per tentare di combattere ronzii e punture. Il primo segreto è quello di eliminare i sottovasi dai balconi.
Se proprio non è possibile, allora è indispensabile ricorrere ad un rimedio innovativo: il rame.
Si tratta di un piccolo filo metallico da inserire all’interno dei sottovasi. Il metallo deve essere deposto a forma di ciambella nel recipiente e garantisce una buona azione repressiva e di contrasto contro le larve d’insetto.
Ad impedire alle uova di schiudersi sarebbero gli ioni attivi che si liberano a contatto con l’acqua.
Accanto al filo di rame, è possibile intervenire anche attraverso veri e propri prodotti «killer».
L’importante è agire per tempo, senza aspettare che l’insetto diventi adulto. In quel caso, infatti, sarebbero necessari gli insetticidi ma i ricercatori mettono in guardia e stanno mettendo a punto ricette «ecologiche», affinché l’uso di prodotti chimici, se non eliminato del tutto, sia ridotto il più possibile. Via libera, allora, alle alternative biologiche.
Tra queste spiccano alcune novità interessanti come i pesciolini ghiotti di larve di zanzare e alcuni batteri.
Nelle vasche della sede di campagna del Cnr, sono allo studio le potenzialità della Gambusia, un pesciolino che si nutre dei piccoli di zanzara e che prima o poi potrebbe ritrovarsi a sguazzare nelle fontane della nostra città.
Non sempre, però, si può scegliere questa strada, pena compromettere l’ecosistema.
È il caso delle Valli di Comacchio dove i ricercatori hanno preferito utilizzare un batterio. La sua particolarità è che risulta tossico per la zanzara tigre ma non per altre forme di vita.

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