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mercoledì 30 gennaio 2013

YouTube verso la monetizzazione

YouTube verso la monetizzazione
Si comincerà con pochi canali, poco più di una ventina. Si comincerà con importi molto contenuti. Così YouTube spera di risucchiare TV via cavo e nuovi contenuti.


Roma – Secondo “fonti a conoscenza della materia” del Wall Street Journal, YouTube avrebbe in corso degli accordi con alcuni fornitori di contenuti la cui produzione verrebbe messa a disposizione degli utenti previo pagamento di un abbonamento mensile.
Secondo le stesse fonti, la dirigenza di YouTube starebbe anche riponendo speranze in alcune emittenti TV via cavo, le cui precarie condizioni economiche  dovrebbero invogliare a “migrare” sul portale video di Google, a condizioni meno gravose.
Tra le prime aziende a riferire sul potenziale piano di generazione profitti di di YouTube c’è Ad Age. “YouTube ha contattato un piccolo gruppo di produttori TV e ha chiesto loro di presentargli delle applicazioni in grado di creare canali per il cui accesso gli utenti dovranno pagare”, ha dichiarato Jason Del Rey di Ad Age.
Secondo quanto rivela l’azienda di advertising, i primi canali costeranno tra uno e cinque dollari al mese e sottolinea che YouTube starebbe considerando di consentire ai produttori di chiedere oboli anche per accedere a librerie di eventi ed eventi live. Il Journal, dal canto suo, lancia il sasso e suggerisce che un obolo potrebbe essere chiesto anche per eventuali trasmissioni in differita.
Secondo il quotidiano, comunque, l’applicazione di questo modello non sempre ha funzionato bene come sperato. Analizza il caso specifico di Revision3, azienda che possiede un canale chiamato Diggnation e dedicato a tecnica e cultura. Nel 2008, racconta il Journal, Diggnation ha permesso agli utenti di accedere a pagamento in anteprima a video che sarebbero stati pubblicati qualche giorno dopo.
Ma ha cessato presto: in breve, l’azienda si è resa conto che era un modello poco accattivante rispetto al concentrarsi sulla pubblicità da inserire nei video. Sarebbe, secondo il Journal, anche stata sospinta dal constatare che spesso alcuni utenti più smaliziati postavano i video di Diggnation su altri siti.
Tornando a YouTube, il megaportale video già offre alcuni contenuti a noleggio e un nuovo scenario come quello prefigurato dal quotidiano finanziario aprirebbe nuovi spazi. Ovviamente resteranno gratuiti tutti gli User Generated Content (UGC, i contenuti generati dagli utenti).
Secondo quanto ha anticipato Ad Age, inizialmente ci sarà un piccolo gruppo di “canali”, probabilmente intorno a 25. La suddivisione dei profitti pare orientata al rapporto 45/55 per cento, come già avviene per la pubblicità su YouTube. Anche i partner, a quanto sembra, potrebbero inserire delle pubblicità nei loro canali a pagamento ma non è ancora chiaro in quale forma. Tra l’altro, su canali che si pagano, c’è da fare attenzione a non urtare la suscettibilità degli spettatori: potrebbe trasformarsi in un’arma a doppio taglio.

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