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venerdì 4 gennaio 2013

Compra gioco di società per Halloween, dentro ci trova una lettera shock: leggila

Compra delle lapidi di polistirolo per Halloween - rigorosamente ‘made in China’ – e dentro la scatola trova un foglietto di carta a righe in cui un operaio cinese lancia un accorato appello al mondo occidentale: qui ci trattano come schiavi, siamo ai lavori forzati, aiutateci. È l’incredibile storia accaduta ad una donna dell’Oregon, Stati Uniti, che aveva acquistato l’articolo in uno dei punti vendita della catena Kmart.
L’episodio – raccontato dal giornale online The Oregonian - arriva nel momento in cui su molti media americani, compreso il New York Times, si sottolineano i progressi che in tantissime fabbriche cinesi stanno facendo sul fronte dei diritti dei lavoratori, a cominciare da quelli della famosa Foxconn in cui si producono alcuni prodotti della Apple. Ma evidentemente le condizioni di lavoro in tantissimi altri posti, come i campi di lavoro per la rieducazione, continuano ad essere molto lontani dagli standard occidentali.
Human Right Watch - a cui la lettera dell’operaio cinese è stata consegnata – non è in grado per ora di verificare la veridicità del manoscritto, anche se i responsabili confermano che le condizioni di lavoro descritte sono simili a quelle denunciate in altri campi di lavoro cinesi. E la donna che ha acquistato il gadget di Halloween – la quarantaduenne Julie Keith - si dice certa che quell’appello sia vero.
Nelle venti righe scritte a penna in un zoppicante ma comprensibile inglese (con alcuni passaggi in cinese) si spiega come il giocattolo acquistato sia stato prodotto nel campo di lavoro di Masanjia, a Shenyang, capoluogo della provincia del Liaoning, la più popolosa della Cina nord-orientale. Si specifica anche che è stato fabbricato nella unità 8 del campo.
L’appello è commovente: «Migliaia di persone che sono qui perseguitate dal governo del Partito comunista cinese vi ringrazieranno e vi ricorderanno per sempre», si legge. Nella lettera si prega infatti di inviare il testo di denuncia proprio all’associazione Human Right Watch. «La gente – scrive l’anonimo operaio che non si firma – qui è costretta a lavorare per 15 ore al giorno per 10 yuan al mese», nemmeno due dollari. E non ci sono soste per il sabato o la domenica o per qualunque festività, «pena duri richiami e severe punizioni», anche la detenzione, senza alcuna sentenza ufficiale.
I responsabili di Kmart, intanto, hanno assicurato che lavoreranno per garantire che i venditori e le fabbriche che producono merchandising per la catena aderiscano allo specifico programma della società che prevede il rispetto di regole standard per le condizioni di lavoro.

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