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venerdì 7 settembre 2012

Conoscere il...Canto


Il canto è l'emissione, mediante la voce, di suoni ordinati per ritmo e altezza a formare una melodia.
Un gruppo di individui che cantino insieme (che in questo caso si dicono anche cantori), formano un coro.

Tipi di emissione [modifica]

La voce umana è il suono prodotto nella laringe dalla vibrazione delle corde vocali per effetto dell'aria espirata dai polmoni mediante occlusione della glottide. Il timbro vocale è influenzato principalmente dalle caratteristiche morfologiche delle corde vocali, ma anche dalle risonanze della trachea, della faringe, della bocca, e delle altre cavità (seni) facciali e craniali. Come sanno bene coloro che usano professionalmente la voce, il timbro vocale può essere artefatto; gli imitatori, ad esempio, studiano proprio sfruttando la duttilità dell'organo vocale.
A seconda del modo in cui la voce viene prodotta si possono distinguere diversi tipi di emissione: infatti tra la voce di petto e quella di falsetto esistono varie emissioni intermedie che sfruttano prevalentemente il registro di petto per i suoni gravi e quello di testa per le note acute.

Voce impostata [modifica]

Quello di "voce impostata" è un concetto storico-estetico sviluppatosi tra il Seicento e il Settecento per far fronte alle crescenti difficoltà tecniche richieste ai cantanti dai coevi repertori vocali. È impossibile dare una definizione univoca di quale sia una voce impostata e del corretto training fisico-artistico richiesto dall'impostazione.
Cantando con una voce impostata secondo i dettami classici (affermati in una lunga serie di trattati musicali) si acquisisce un controllo muscolare che consente di produrre suoni timbricamente più omogenei (detti "rotondi"), di controllare il volume e di cantare senza sottoporre le corde vocali ad uno sforzo eccessivo (cantare "sul fiato"), che in genere si determina a causa della pressione mal indirizzata del fiato (cantare "sforzando" o "spingendo").
L'impostazione classica vede la compresenza di tecnica del fiato, dell'emissione e dell'articolazione. I dettami di queste tecniche non possono essere disgiunti, non si può, per esempio, emettere un buon suono senza articolarlo o senza aver respirato in modo corretto.
La respirazione è in genere diaframmatica (ma illustri maestri di canto, anche viventi, consigliano di alternarla ad una respirazione costale e a volte ad una respirazione completa diaframmatico-costale). Dopo l'inspirazione, varie fasce muscolari, tra cui gli addominali inferiori e i muscoli pelvici, vanno tesi per creare il cosiddetto "sostegno", una sorta di "feedback" muscolare che permetta di dosare il fiato.
L'emissione avviene all'altezza della laringe, l'organo dentro il quale si situano le corde vocali. Essenziale per una buona emissione è che la laringe sia rilassata, "bassa", che le corde siano ben chiuse (evitando quella che in gergo è definita "emissione ariata" o "afona", dovuta principalmente all'astenia cordale) e che la "maschera", ossia l'insieme dei muscoli facciali, sia rilassata, permettendo al suono di risuonare all'interno delle cavità del corpo. È infatti questo il momento principale, dal punto di vista acustico, nella formazione del timbro della voce impostata.
La tecnica di articolazione varia a seconda delle caratteristiche fonetiche della lingua in cui si canta. Cantare una "e" tedesca o una "e" italiana presuppone diverse fogge muscolari all'altezza della maschera o, ancor prima, della laringe. Stesse differenze si trovano nella pronuncia delle consonanti e dei gruppi consonantici, per non parlare di alcune altezze in specifici registri la cui esecuzione viene, tradizionalmente, avvantaggiata da specifiche fogge facciali (i sovracuti vengono spesso intonati sorridendo, gli acuti di petto spesso richiedono un'iperestensione della mandibola). Da molti maestri l'insieme delle tecniche di emissione e articolazione consiste in un "appoggio superiore", o "appoggio alto" o "appoggio in maschera", utile soprattutto in alcuni repertori di agilità.
Non esiste trattazione che curi la potenza del suono. Spesso si collega la voce impostata con la voce sonora, se non stentorea, ma in realtà la potenza vocale è solo una conseguenza, non un fine dello studio vocale. I repertori tardo ottocenteschi e contemporanei richiedono molto spesso voci potenti che riescano ad "oltrepassare" l'orchestra, "proiettandosi" in sala, ma in sede di studio non esistono vere tecniche della proiezione.
Dal momento che "impostazione" è un termine tecnico legato ai diversi tipi di repertori ed estetiche, alla storia e alle differenti scuole vocali, la voce di falsetto, pressoché inutilizzata a partire dal secondo Ottocento e oggi quasi "demonizzata", trova posto nei trattati antichi, nei repertori classici e moderni e nelle trattazioni estetiche. Stesso discorso si può fare riguardo alla voce naturale, alle voci camuffate, ai registri di testa o di naso.

Voce di gola [modifica]

La voce di gola è il modo in cui si emette il suono quando si parla, affidando la variazione della tonalità alla maggiore o minore tensione delle corde vocali (maggiore o minore sforzo adduttivo delle aritenoidi). Durante il canto, la tensione delle corde vocali e la forte vibrazione che devono sostenere porta rapidamente all'affaticamento del cantante e a lesioni delle corde stesse (edemi, noduli ecc.).
Il suono della voce di gola è rigido e piatto, simile ad un grido: questa somiglianza è evidente soprattutto negli acuti e nei fortissimi. Il timbro cambia a seconda della potenza e dell'altezza.

Falsetto [modifica]

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Falsetto.
Il falsetto è una tecnica vocale che coinvolge in minor modo la muscolatura, così permettendo di riprodurre un suono con uno sforzo minore rispetto alla voce piena e di conseguenza di raggiungere con più facilità le note acute. È per questo che, rispetto alla voce piena, il suono del falsetto risulterà più leggero e qualche volta fiatato (questo dipende molto spesso dalla massa cordale del soggetto e dallo studio della tecnica vocale). Durante l'emissione in falsetto il piano delle corde vocali è inclinato.

Registri [modifica]

Il registro delle voci maschili si situa un'ottava sotto quello delle voci femminili. Dalla più acuta alla più grave le voci sono così denominate:
Le voci dei bambini (maschi), prima della pubertà, sono chiamate voci bianche. È buona regola che i bambini prima della pubertà non cantino brani con estensione superiore a una ottava (in realtà, se ben educata, la voce di un bambino può sostenere un registro ben più ampio,senza alcuno stress eccessivo/lesione, ne sono un esempio vivente i grandi cori di voci bianche che tutt'oggi esistono -soprattutto nelle regioni centrali europee -vedi Tölzer Knabenchor-) ; Invece i ragazzi dai dodici ai sedici anni, o comunque nel periodo della muta vocale conseguente alla pubertà devono prestare molta attenzione a non sottoporre a stress eccessivi le corde vocali poiché potrebbero ledersi con danni permanenti. Nella musica lirica si identificano anche numerose sottocategorie, tra cui:
  • Soprano
    • s. drammatico
    • s. lirico spinto (o lirico-drammatico)
    • s. lirico
    • s. lirico leggero
    • s. leggero
    • s. drammatico d'agilità
    • s. wagneriano
    • s. soubrette
    • s. falcon
  • Mezzosoprano
    • ms. grave
    • ms. centrale
    • ms. acuto
  • Contralto
    • c. assoluto
    • mezzocontralto
  • Tenore
    • t. leggero
    • t. lirico leggero
    • t. drammatico
    • t. lirico
    • t. lirico spinto
  • Baritono
    • bar. drammatico
    • bar. cantabile o lirico
    • bar. leggero
  • Basso
Ad esse si aggiungono le voci maschili in falsetto:

Gli stili di canto [modifica]

Lo stile vocale è il particolare uso che della voce viene fatto dal cantante, utilizzando in maniera personale i diversi fattori in gioco (timbro, meccanismo di emissione, intensità, accenti, vibratomicrofonovocoder) e le numerose tecniche di canto, dotte o popolari, che possono includere:
  • Jodel o jodler - canto caratteristico del Tirolo con vocalizzi alternati tra falsetto e voce impostata.
  • Vocalese - stile vocale jazz che si basa sull'adattamento di testi di senso compiuto alla linea melodica originariamente strumentale.

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