Sull'attacco in corso la polizia di cinque continenti sta indagando. Lo scontro all'origine dell'attacco e' fra la l'organizzazione no profit Spamhaus e la societa' olandese di hosting Cyberbunker, che deve il suo nome al proprio quartier generale, un ex bunker della Nato. Spamhaus, il cui obiettivo e' quello di aiutare i provider a filtrare spam e contenuti indesiderati, ha di recente inserito Cyberbunker nella sua lista nera, che include server usati per scopi non proprio chiari.
Cyberbunker critica la decisione e afferma di ospitare qualsiasi servizio, eccetto quelli "pedopornografici e legati al terrorismo". Da questo braccio di ferro sono partiti gli attacchi: il primo - denuncia Spamhaus - il 19 marzo scorso, inondando - come tutti i successivi - i server di Spamhaus con centinaia di Distributed denial of service, cioe' risposte a richieste false inviate dal sito che si vuole mettere in condizione di non operare.
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